Ignac Semmelweis, ostetrico viennese di origini ungheresi, negli anni Sessanta dell’Ottocento intuì e dimostrò l’efficacia del metodo dell’asepsi per sconfiggere la mortale febbre puerperale, anticipando le ricerche di Pasteur. Ignác salvò la vita di molte donne, ma la sua scoperta non fu riconosciuta nell’ambiente in cui maturò, l’Ospedale Generale di Vienna, né altrove, se non dopo la sua morte. Ignác finì i suoi giorni in solitudine e rabbia nonostante il suo indubbio merito scientifico.
Donatella Cinà espone al pubblico il Caso Semmelweis con l’oggettività di un’indagine biografica, ma anche con la partecipazione di chi sa bene che c’è un risentito e rancoroso Ignác acquattato nel cuore di ognuno di noi.
Lo spettacolo racconta questo episodio importantissimo della storia della medicina, ma soprattutto pone alcuni interrogativi. Semmelweis non fu abbastanza tenace? Fu un genio incompreso circondato da un ambiente del tutto ostile alla sua scoperta? Si comportò in modo da agevolare davvero il riconoscimento che avrebbe meritato, oppure ostacolò senza volerlo la fiducia degli altri? Se a un qualunque spettatore fosse capitato, una o più volte, di meritare qualcosa, di avere fatto di tutto per ottenerlo e di sentirsi ingiustamente deprivato della soddisfazione che gli sarebbe spettata, allora il Caso Semmelweis potrebbe incuriosirlo.